
Quante volte ti è capitato di affrontare una situazione con un certo stato emotivo per poi, a distanza di tempo, pensare che sarebbe potuta andare diversamente se solo fossi riuscito a gestire le tue emozioni?
A volte è lo sconforto a prendere il sopravvento. Essere lì davanti ai tuoi colleghi o superiori, una riunione importante, un incontro importante. Voler spiccare ed invece essere ripiegato su te stesso.
Oppure è l’agitazione. Parlare in modo insensato. Mettere in fila suoni e non essere padrone di quel che si è detto.
A volte è la rabbia. Mai capitato di fare delle scenate fuori dal normale? Il fuoco che sale dai piedi, il sangue negli occhi, sentire la temperatura della pelle che aumenta, avvertire la voce che cambia, la respirazione che si fa più…
Bhè, alle donne, dicono, capiti spesso in un certo periodo del mese, forse due. In un certo periodo della propria vita, poi, è quasi all’ordine del giorno. Questione di luna. Questione di chimica.
La battuta mi è concessa perché io per prima sono donna. E poi, non è neanche tanto battuta. Ma questa è un’altra storia.
Scherzi a parte, ti è capitato di ripensare a quel momento e pensare che in qualche modo fosse il tuo “stato” ad aver trascinato per i capelli il tuo comportamento?
Come se qualcuno si fosse impadronito di te.
E pensare, poi, che sarebbe potuto essere molto più semplice se solo avessi gestito quello stato anziché lasciare che lui gestisse te.
Forse è per questo che nei corsi e nei diversi libri lo chiamiamo “Gestione dello stato emotivo” quando in realtà sarebbe più opportuno chiamarlo “Creazione dello stato emotivo”.
Pensaci un attimo.
Immagina di fare una corsa. Parti con un bel paio di scarpe. E poi accorgerti durante la gara che quelle scarpe sono sbagliate. Continui a correre con quelle scarpe, “gestendo” il fastidio provocato da quelle scarpe. Quanto sei a tuo agio? Quanto stanno condizionando quelle scarpe scomode?
Forse a questo punto hai pensato “faccio prima a cambiarle”. E allora immagina mentre stati correndo dover slacciare le stringhe, saltellando, forse inciampare, togliere le scarpe, correre scalzo mentre cerchi di infilare le scarpe giuste che… dove tenevi le scarpe di scorta? Correvi con uno zainetto? Qualcuno te le ha lanciate?
Ok, meglio fermarsi e cambiarle con calma. Ma non sempre hai la sensazione che gli altri ti permettano di fermarti per sederti su una poltroncina, sfilare le scarpe, provarne un altro paio, scegliere se sono quelle giuste. E se anche fosse possibile, quanti sono passati davanti nel frattempo? Quante posizioni hai perso?
Il concetto è proprio questo: non si tratta di gestire uno stato emotivo. Se lo gestisci vuole dire che lo hai già attivato, hai sviluppato un comportamento, una emozione, e ancor prima una chimica che incide sul comportamento che incide sull’emozione, che incide… e incide… e perdura come se fosse un sassolino nella scarpa che sta lì, sotto il tuo piede, mentre corri.
L’abilità che devi sfruttare è quella di scegliere lo stato emotivo che ti permette di agire al meglio.
Non lo stato emotivo che ti fa RE-agire, ma quello che ti fa RISPONDERE.
E l’abilità è ancora più potente quando sai crearlo, generarlo, quanto più velocemente possibile.
Per poter scegliere lo stato emotivo necessario per l’occorrenza, inizia a notare come ti comporti quando provi stati “potenzianti”. E da qui che parte la creazione di uno stato. Dal sapere cosa succede quando lo generi. Dal prenderne consapevolezza.
Tanto più sarai veloce a sceglierlo e a crearlo tanto più sarai tu a scegliere il tuo comportamento.
E non dover pensare, poi, che poteva essere tutta un’altra storia!
“Quando sei vittima del comportamento, è tutto in bianco e nero; quando ne sei l’autore, ci sono milioni di sfumature di grigio.”
Laura Schlessinger
4 Responses
Educare alle emozioni Preparare i bambini a gestire correttamente la propria emotivita – Repubblica.it Sezioni Ambiente Arte e Cultura Casa Cronaca Economia Esteri Foto FotoRep il Venerdi Interviste Mondo Solidale Motori Oncologia
Grazie Thomas per il tuo contributo. Ecco il link dell’articolo citato https://www.repubblica.it/rubriche/passaparola/2016/09/06/news/l_educazione_emotiva-147264307/?refresh_ce
E’ un argomento a noi molto caro.
A presto
Il terzo elemento che incide sul nostro stato emotivo la fisiologia : quante volte abbiamo detto a qualcuno questa cosa ti si legge in faccia perch ci bastato guardare la persona per capire il suo pensiero? Assumere una fisiologia corrispondente alle emozioni positive come nell esempio del sorriso un altro elemento utile per gestire il nostro stato emotivo.
Esattamente Daniel. “Fake it ‘till you become it” come dice Amy Cuddy. E’ provato scientificamente che la fisiologia impatta sulla chimica delle emozioni.
D’altronde, cosa diceva il detto a proposito del sorriso? “Ridi che ti passa!” perchè lo sforzarsi di ridere, quando di ridere non avremmo proprio voglia, comanda al nostro corpo di assumere lo stato emotivo naturale del riso.