Ogni persona lungo il so percorso di crescita ha provato quella sensazione che si prova quando si vuole diventare credibile, affidabile e autorevole agli occhi dei propri colleghi, dei propri capi o del proprio team. E allora, a volte, questo desiderio viene accompagnato da una sensazione di frustrazione.
Ci capita di incontrare persone che ancor prima di volerlo diventare per gli altri, in qualche modo non ci credono più loro.
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Come puoi arrivare a questo punto?
Nel corso della propria attività lavorativa, esattamente come nella propria vita personale, capita che arrivino risultati diversi da quelli che potenzialmente avremmo voluto.
Spontaneamente, ci viene da cercare i motivi spiegazioni o concause per giustificare questa discrepanza. Ognuna di questa è sicuramente valida ai nostri occhi.
La sensazione che proviamo non ci piace, è un peso.
Allora è più facile pensare per esempio “Avrei dovuto fare anche questo, quello e quell’altro”. Oppure “Sono io che non ho fatto al meglio o non ho fatto affatto quella cosa”. Un tentativo, magari un po’ goffo, che ci scagiona.
Cerchiamo un colpevole su cui scaricare l’accaduto e salvare, così, la nostra immagine agli occhi del mondo.
Può succedere di incolpare un soggetto impersonale. Allora diventa normale dire “C’è la crisi”. La crisi in se è un fatto comune e indifendibile, dietro cui nascondere tutta una serie di inadempienze o superficialità che fanno andare male gli affari.
Oppure può capitare di dire che è colpa di quel collaboratore/dipendente, di un fornitore o addirittura di un cliente, che non ha fatto quello che gli hai detto o che non ha capito quello che hai detto o che volevi dire.
È come se il risultato ottenuto non fosse così importante e che invece, la cosa più importante sia trovare una giustificazione valida per il risultato. Si spendono così infinite energie per sostenere la nostra tesi.
E allora cosa succede?
Di giustificazione in giustificazione, creiamo un effetto boomerang per cui a lungo andare si ha una progressiva perdita di credibilità. Con il tempo ci porta a non essere più presi in considerazione dagli altri ed anche da noi stessi.
L’immagine di come vorremmo essere si distanzia sempre di più dall’immagine della persone che crediamo di essere. Così facendo cadiamo in quella che chiamiamo mancanza di autostima.
Invece di diventare la persona che vuoi essere smetti di essere credibile soprattutto ai tuoi occhi.
Inizia così, in un momento un senso di frustrazione e a volte un desiderio di riscatto.
Eppure siamo pronti a riconoscere in individui che incontriamo, quella capacità di affrontare situazioni a volte complicate e portarle avanti in modo impavido assumendosi oneri ed onori dei risultati.
Cosa hanno sviluppato in modo così spiccato?
Quelle persone hanno sviluppato il senso di responsabilità.
“Il termine responsabilità deriva dal latino respònsus, participio passato del verbo respòndere, rispondere cioè, in un significato filosofico generale, impegnarsi a rispondere, a qualcuno o a se stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano”.
Quelle persone, capaci di rispondere delle proprie azioni, vengono definite responsabili.
Nelle aziende, spesso si sceglie un responsabile e lo si individua tra quelle persone più capaci tecnicamente.
In realtà, un responsabile, non corrisponde al più bravo, ma a quell’individuo che risponde delle proprie azioni e delle azioni svolte, da chi, sotto di lui, sono diretti subordinati.
Ritengo, che dentro di noi, sappiamo bene quanto è confortevole avere un responsabile che si prende davvero la responsabilità di ciò che accade, che poi non è tanto lontano dal prendersi cura del lavoro svolto e delle persone con cui collabora.
3 punti per diventare più credibile
Ora che hai capito che in qualche modo diventare credibile vuole dire anche diventare responsabili, cosa puoi fare per accrescere il tuo senso di responsabilità?
CAMBIA LA TUA PROSPETTIVA
Per sviluppare questa abilità, innanzitutto devi essere consapevoli che, come diciamo spesso, non esistono fallimenti ma esistono risultati. Quindi qualsiasi cosa che facciamo, produce un risultato. Per fare qualche cosa dobbiamo compiere delle azioni.
Sembra banale ma per molti non è così scontato.
Essendo azioni, se non producono il risultato desiderato, possiamo, in ogni momento, cambiarle nel modo più appropriato.
La nostra attenzione quindi, non deve essere sul risultato che non può più essere cambiato. La nostra attenzione deve essere sul processo che si è utilizzato per raggiungere quel risultato, perché quello lo posso cambiare infinite volte.
PRENDITI CURA
La seconda cosa è prendersi cura. Prendersi cura di ciò che fai, delle persone con cui lo fai.
Ci vuole una certa dose di passione. È strano a volte parlare di passione in ambito lavorativo, ma credete, è un ingrediente che fa la differenza qualsiasi cosa facciate.
Cosa è la passione? Pensate che sia possibile descriverla in qualche riga di testo?
Chiedetevelo che cosa veramente vi appassiona, sicuramente qualche cosa vi sorgerà dentro come risposta.
C’è un bel lavoro che si può fare per risvegliare quelle motivazioni che magari erano assopite in qualche angolo in voi e se ti interessa chiedimelo.
O LO FAI TU O NON LO FARA’ NESSUNO
Terza cosa renditi conto che ci sono azioni che o fai tu o non le farà nessuno.
Che ognuno può fare la differenza dando il proprio contributo.
Se non ti prendi la briga di rispondere a te stesso o ad altri delle tue azioni, ci saranno incompiutezze dentro di te e fuori.
Siamo unici ed irripetibili e il mondo aspetta te, ma se tu aspetti il mondo, non ci si incontrerà mai.
Se vuoi diventare leader di te stesso, diventare credibile ed essere percepito come tale devi prenderti la responsabilità.
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